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Satyricon.


rivista SAS La Rivista SAS n°162 (gennaio 2012) . Spigolature.

Sul sito web ufficiale da oggi si trovano un paio di pdf con le anticipazioni della rivista SAS appena mandata in stampa e dedicata al Campionato di Allevamento 2011. Il primo pdf si apre con due articoli di Luciano Musolino, il primo come Presidente, il secondo come Responsabile Allevamento nel suo primo anno come giudice della classe lavoro maschi.

Qualche spigolatura all'impronta, post lettura su pc. Nelle prossime puntate, qualche analisi più seriosa.

I NON Soci SAS
Fine articolo, un passaggio che forse potrebbe rappresentare una chiave di lettura per l'assurda delibera emanata dall'ultimo CDN sul divieto di partecipazione alla manifestazioni organizzate dalla SAS da parte dei NON SOCI (ne abbiamo parlato in questo articolo e anche in questo). Riferendosi a incresciosi episodi verificatisi anche durante questo Campionato, Musolino scrive:
Ancora più desolante è stato scoprire che quasi la maggioranza delle persone coinvolte NON E’ SOCIO SAS. Lascio ad ognuno la riflessione su questo “particolare”.
Quali sono gli episodi di questo Campionato a cui si fa riferimento? A leggere le delibere sembrerebbe trattarsi di una contestazione al giudice tedesco Ludwig che è costata la sospensione cautelare a diversi soci pugliesi.
Poi dicono che sono le donne ad essere umorali e a prendere decisioni sulla base di spinte emotive.
Alcune considerazioni:

  1. Sempre che l'ENCI non prenda una decisione che annulli l'articolo 18 del regolamento manifestazioni ENCI i soci SAS sospesi possono prendere parte ai Raduni Nazionali Sas e alle prove ( il divieto può valere solo per il Campionato, per le Selezioni e per i Raduni Sezionali), quindi non era il caso di emanare una delibera tanto impopolare quanto inapplicabile ;

  2. Non era forse da considerare molto ma molto più grave l'esposto presentato dal giudice Mauro Di Festa relativo all' episodio occorso in occasione del Campionato di Allevamento 2009 e di cui si parla nel CDN SAS del 16. 01.2010? In quel caso sì che ci si sarebbe dovuti interrogare e adirarsi per l' impossibilità di procedere nei confronti di quel Non socio (e forse anche compiere qualche azione volta a far comprendere che la società tutela i giudici)

  3. Una società che tenesse fede al proprio compito dovrebbe fornire ai propri soci una serie di servizi tali da fargli amaramente rimpiangere la possibilità di esserne privato. Il fatto che l'unica reale punizione per un socio che si comporti in modo scorretto sia considerata (dai soci come dai dirigenti) il divieto di partecipare alle gare, la dice lunga sia sulla deriva agonistica presa dalla Società Amatori Schaferhunde sia sulla mancanza di servizi reali. Insomma, tra un non socio e un socio, qual'è la differenza?

La ricetta del successo.
Dall'articolo si evince che allevamento italiano ha ottenuto, in questo secolo, risultati impensabili e mai raggiunti in precedenza. Come? Ce lo spiega il presidente. I motivi di questo exploit sono, cito testualmente: programmazione, ordine e perseveranza.
Accidenti e io che avrei detto: conoscenza della razza, studio, analisi dei riproduttori, capacità allevatoriali (crescere e allevare i potenziali campioni al meglio), fortuna, capacità di gestione...avrei azzeccato solo quest'ultima cosa...
Sarò strana ma , se devo ascoltare consigli sull'allevamento, preferisco chi abbia un altro concetto di allevare, anche se produce cani con “palmares di insuccessi” (cit. pag13 della rivista).

Dubbio.
Se la mancanza di critiche è la "conferma implicita dell'ottimo lavoro svolto dai giudici" delle 4 classi minori (eh sì, quelle che non dovevano esserci ...ricordate ?) ..allora le critiche “riservate” ai giudici italiani e tedeschi implicitamente cosa confermerebbero?

Pluralis maiestatis
Pensiamo, e parlo ovviamente anche a nome del Consiglio, che l’esperimento sia perfettamente riuscito e che possa essere ripetuto anche per il prossimo Campionato.
Urka, si è ricordato di specificare che non sta usando il pluralis maestatis (che mi legga?)

Standard e risultati.
L'allevamento italiano dagli anni 2000 ad oggi ha avuto un grandissimo exploit e successi clamorosi. Oggi come allora iniziamo un nuovo corso anche in considerazione delle degenerazioni dallo standard in questo particolare momento storico della razza. Purtroppo oggi, le mode e la mancanza di indirizzi precisi hanno portato ad una progressiva decadenza soprattutto relativamente alla funzione primaria a cui la nostra razza dovrebbe essere adibita: Gruppo 1: Cani da Pastore! e che, come tale, deve essere allevata e giudicata. E’ evidente che è difficile correggere il tiro in pochi anni, ma lavorando seriamente e collegialmente si può migliorare il prodotto nazionale, che comunque già si colloca ai vertici mondiali.
Ma allora lo dice anche Luciano! Non è vero che Risultati=ottimo allevamento . Perchè un ottimo allevamento può essere solo quello che rispetti lo standard.

Musolino il moralizzatore. Matteo, 23-3
Bisogna ricominciare ad allevare soggetti “normali”, che siano funzionali poiché il dettame a cui questi dovrebbero rispondere è: “Tanto belli quanto funzionali”. Soggetti il più possibile aderenti allo standard anche se non appariscenti come l’occhio del profano vorrebbe".
Questi consigli valgono solo per gli allevatori che devono presentare a lui i cani in classe adulti o ha davvero deciso di rinunciare al mercato cinese?

C'erano 13 Auslese...lapsus freudiano?
Dal 2000 ad oggi, in soli 12 anni, ben 13 Auslesi SV di cui uno addirittura Sieger.
Veramente gli Auslese SV di affisso italiano dal 2000 ad oggi sono 16 (17 se si vuole contare anche la Siegerin Milla von Frutteto allevata da Verpelli). Sette intestati a Musolino: Dux della Valcuvia, Raissa degli Arvali, Cristal della Valle dei Rovi, Marko della Valcuvia, Wafa di Casa Cacozza, Furbo degli Achei, Frau di Zenevredo; tre di proprietà e allevati da Francioni: Pakros, Benny e Lea d'Ulmental; due con affisso dei Noto ma di proprietà tedesca: Pania dell'Alto Pino e Fendi dell'Alto Pino (proprietario Hans Peter Rieker, il secondo anno Pania passò poi a Josephine Kao...vi dicono nulla questi nomi?) e poi, ancora di affisso italiano e di proprietà tedesca: Chanel degli Achei (intestata a Krause Anja, ma ha poi cucciolato con l'affisso del figlio del giudice Heinz Scheerer) , Oprah di Fossombrone (Jurgen Manser, altro nome molto noto) e Musa di Ca' San Marco (anche se Musa, a parte l'intestazione a Sari Nohe, era in Italia, preparata e chiamata da Giorgio Dolci). Auslese made in Italy oltre che per l'affisso anche per la proprietà e la preparazione: Gerry Val Reina. Nota a margine: Musa e Reina sono figlie di due Auslese SAS della vituperata e improduttiva epoca verpelliana: Hannibal Stieglerhof e Hero di Camporeale.

Corsi e ricorsi storici.
"Spero e auguro a questi soggetti che possano essere il punto di ripartenza del nuovo programma di allevamento come è stato per quei cani proclamati “Auslese” nel 2000
Sicuramente oggi non abbiamo una classe di “Auslesi” consolidata come quella del 2006; quella era frutto di un lavoro iniziato nel 2000 e che ha portato quei soggetti ad essere oggi nonni di Auslesi SV."
Classe lavoro del 2000, a Silea (io c'ero) Auslesi di quell'anno: Neptun Bad Boll, Don di Casa Nobili, Yack Waterloo, Quai Thermodos, Max Alpe Adria, Quoll di Casa Mary, Omar delle Antiche Muse, Grando dei Profeti, Flash Nieuwlandshof.
Questa è la partenza.
Il punto di arrivo è la classe lavoro maschi del 2006. Chi erano gli Auslese in quella classe? Sieger e Vicersieger due cani di proprietà straniera, Janos Noriswand e Yimmy Contra. Terzo Auslese Mardock della Valle del Lujo (unione delle due linee “,musoliniane” di Don di casa nobili e Quai Thermodos) , quarto Auslese Waiko di Casa Massarelli (figlio di Zycco Arminius, soggetto importato in Italia da Musolino), quinto Auslese Teo della Valcuvia, sesto Auslese Fimo degli Arvali (figlio dell'Auslese SV Raissa degli Arvali, di proprietà di Musolino), settimo Auslese Arro Delori (figlio di Marko della Valcuvia e preparato da Mario Bochicchio che, nel 2000, fu il preparatore di Quai Thermodos... ), ottavo e ultimo Auslese Pasha Zellwaldrand (al quale fu richiesto il controllo dei gomiti per veder riconfermato il titolo anche se, all'epoca, tale controllo non era ancora obbligatorio. Sì, perchè al Responsabile premeva molto la salute della razza, come dimostra il buon Mardock e la discendenza da Don..cfr la nostra intervista e quanto dichiarato in merito, su Mardock e sulla nonna di Don, dallo stesso Musolino).
Questa classe del Campionato 2006 è, per Luciano Musolino, il culmine del lavoro cominciato nel 2000, l'emblema di come ha esercitato il suo ruolo di responsabile allevamento SAS per 7 anni consecutivi.
Sono perfettamente d'accordo con lui.

Daniela Dondero, 12 febbraio 2012.

 

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