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Gli articoli di Oronzo Giangreco.
La parola Crisi.
la crisi

La parola crisi, dal greco ”κρίνω =separare”, discernere, valutare, ha assunto nel gergo comune un significato negativo, inteso come peggioramento di una situazione, evolversi negativo di un evento.
Così, in tempo di crisi, i nostri avi erano soliti separare il necessario dal voluttuario, ciò che era utile alla sopravvivenza da ciò che poteva comprometterne la stessa, evitando di mettere in atto comportamenti non necessari e limitando i consumi dei generi all’effettivo bisogno. All’epoca quindi la crisi era un momento di riflessione e di discernimento ma, soprattutto, di risparmio energetico, che si trasformava in volano di rinascita e fioritura. Durante i periodi di crisi si mettevano da parte, almeno nelle civiltà evolute, rancori e odi e si veleggiava verso obiettivi comuni evitando, per dirlo in soldoni, di fare “muine”, ossia chiacchiere.

Anche quest’anno ci è toccato organizzare un raduno nazionale, che in termini di entusiasmo è visto dai soci al pari di un sisma o di una calamità naturale…che Dio ce ne scampi e liberi. Come ho più volte scritto in queste pagine, è un’attività che svolgiamo da anni con un gruppo rodato di “ infelici” che si sobbarcano, flagellandosi, l’inumana quaresima. Giro degli amici imprenditori che ci considerano al pari dei lavavetri agli angoli dei semafori, colletta tra i soci in stile gabellieri di Equitalia, ”pizzo” richiesto ai rappresentanti di mangimi che invece di salutarci alla bisogna …alzano le mani. Ciononostante, manca sempre una lira per fare un soldo e nulla potrebbe esser ordito senza l’immancabile…rovistata nelle tasche dei soliti noti.
Tutto è terribilmente complicato a cominciare dalla scelta dei giudici, o meglio dalla possibilità che questi ricevano il benestare a venire. Quest’anno, abbiamo scelto, la Margit van Dorssen. Come la penso sulla classe giudicante tedesca è cosa nota. Con i migliori ormai nella tomba e con i superstiti ancora a “piede libero”, la scelta della Margit, tra l’altro fatta ben prima che fosse nota la sua partecipazione alla Siegerschau, era dettata da motivi meramente filosofici. Una bella donna, impostasi a grossi livelli in un mondo colorato esclusivamente d’azzurro, che ha prodotto dei buoni cani e che, tra l’altro, è diventata giudice SV. C’erano sufficienti motivi di curiosità e ci sembrava una buona occasione di marketing, orientata al coinvolgimento della componente femminile delle famiglie, in un momento in cui la passione per i cani ed i relativi costi non possono essere semplice appannaggio del capofamiglia ma devono essere “comunitariamente condivisi”. Oggi un cane da 0 a trentasei mesi costa mediamente, chiavi in mano, quanto una Dacia Duster e cifre di questa portata nelle famiglie del socio medio non possono …”essere occultate”. La Margit, una volta scoperta la collocazione geografica del raduno, il magico Salento, accetta felice e ci comunica che sarebbe arrivata il mercoledì in terra italica e forse accompagnata…pure… da un’amica….. Si fa buon viso a cattiva sorte ma si pensa: fanculo le belle donne…le quote rosa…..le filosofie del c…..i buoni cani (che a me tra l'altro non son mai piaciuti). Ci vogliono un mare di soldi ma soprattutto un volontario, possibilmente libero da impegni, che scarrozzi per la Puglia due giovin donzelle in evidente difficoltà con la lingua (e non mi si fraintenda) . Dopo un rapido consulto visivo tra i soci…fondatori...la scelta ricade sul sottoscritto, della serie: ”hai voluto la bicicletta...e pedala…tu e le tue filosofie del cazzo”. Ragione da vendere. Ma siamo al sud e la dignità qui non ha prezzo. Da noi abbiamo sempre investito sulla cultura e sul sapere diverso dal nostro e se, oggi, questa regione annovera alcuni dei migliori allevatori italiani, tutti rigorosamente non professionisti, il merito è anche e soprattutto degli investimenti fatti sulla “Cultura e sul Sapere Altrui”. Diciamo sì alla Margit, la quale ci comunica il numero della prenotazione aerea e……”speriamo di cavarcela”. Quindi: abbiamo la Margit con il suo richiamo internazionale, Capetti ossia il giudice ”politicamente scorretto”, ci manca un giudice del campionato altrimenti…suggeriscono..(purtroppo) non c’è richiamo. Comincia allora la ”messa pezzente” fra i vari candidati e scopriamo che uno non sa “se è libero o meno” verrebbe da dire ”libero da che?”…ma che ci farà sapere, l’altro che sta valutando una serie di offerte e uno…udite…udite che deve chiedere ai piani alti. Alla fine chiamiamo l’amico Di Festa che, coraggiosamente, accetta anche se poi nessuno dei cani iscritti al raduno potranno da lui essere giudicati al campionato. Nel frattempo la Margit, su “suggerimento” della Sas centrale, declina l’invito in quanto s’è “ricordata” (ahi ,ahi l’età incalza) di una sua partecipazione al “GORRIERI” (e quando la invitavano al Gorrieri se non avesse giudicato la Siegerschau?). Oddio, come al solito ha sempre ragione mio padre il quale, nell’osteggiare ardentemente la mia iscrizione universitaria a Lettere e Filosofia, da uomo di finanza era solito dire: ” figlio mio con la filosofia non si mangia e con le lettere ancora meno”. Da oggi in poi “ndru u culu a la filosofia….ciao ciao filosofia”. Risultato: nonostante tutto, 85 soggetti presentati di cui almeno 75 indigeni che rappresentano un patrimonio sicuro che nessun boicottaggio potrà mai toglierci. Bella idea impoverire i raduni organizzati dalle sezioni !!!! Il fine ultimo è quello di implementare la partecipazione ai raduni i cui introiti finiscono nelle casse della società veicolando i giudici del campionato in un posto anziché in un altro? E così dopo “il controllo del pelo”, orchestrato dal “Tintoretto” (al campionato il prelievo veniva fatto da gente che aveva cani nella classe), dopo l'inopportuna introduzione (vista la contingenza economica) del BH ,che ci farà “tingere altre carte” del resto quasi tutti rigorosamente…,dopo la creazione della “task force” dei “magnifici sette”, nata per arginare il fenomeno ”totalitario” dei brevetti...rigorosamente (ma…a proposito chi l'avrà inventato 'sto sistema dei brevetti…rigorosamente…? Boh?) dopo il divieto ai non soci SAS di iscrivere cani ai raduni e la trasformazione delle segretarie di sezione in impiegate del catasto, pensiamo di poter dire che ormai non ci facciamo mancar nulla. La crisi è di quelle toste e sta colpendo tutto e tutti. E' il momento di badare al sodo.”Non c'è più trippa per gatti” e i “nostri cani” con il “nostro mondo”, almeno per le persone con fissa dimora, con arte e parte e con carichi vitali di responsabilità, rappresentano un aspetto assolutamente marginale della vita. Obbligo imperativo in questo momento è rendere la vita facile al socio. Ma cosa vuoi che importi al presidente che si organizza selezioni blindate solo per i suoi cani, e men che meno al vice presidente che ogni anno manda una diecina di cani e forse più in Germania a fare i Brevetti... che è poi come se Marchionne andasse in giro per gli stabilimenti Fiat a bordo di una Mercedes. La crisi è gravissima e vedrà una drastica diminuzione dei cani nei raduni, un ulteriore diminuzione dei soggetti mandati a brevetto e di conseguenza selezionabili. In futuro si investirà solo ed unicamente sulle “punte” e potrà continuare a frequentare raduni e società giusto colui il quale dispone di redditi certi e sufficientemente consistenti. Non ultimo, influiranno negativamente le forti spinte separatiste all’interno della compagine e l’AIPAT, indipendentemente dalla validità e dalle motivazioni che animano i soggetti fondatori, rappresenta comunque l’esempio, finora mai perseguito, di come si possa fare cinofilia anche al di fuori della nostra realtà. Attenzione, è tutto il mondo espositivo delle società specializzate ad essere in pericolo. La gente è stanca di ascoltare una dirigenza che continua a dettare norme di comportamento avendo al suo stesso interno gente che di queste norme comportamentali se ne fotte. E così si ordisce il controllo del pelo, dimenticando i peccati di gioventù (e speriamo solo di gioventù), si manda a fare i controlli gente “pizzicata” a sponsorizzare in viva voce il proprio cane. Cosa dire: questa società è lo specchio fedele della nostra Italia, dove comanda gente che grida “Roma ladrona” e che acquista per sé beni personali con i soldi dei contribuenti. Non credo che, con questi costi, scontando questi sacrifici, i soci potranno tollerare come in passato che a vincere, spesso senza merito, sia il cane di questo o quel dirigente SAS, come sta già avvenendo, di questo o quel giudice, di questo o quell’allievo. I tempi, ripeto, sono e saranno durissimi e, per affrontarli, meglio avrebbe fatto il presidente a circondarsi di gente capace di pensare e non solo di dire( e “dire” è già una parola grossa) di sì.
Ma questa dirigenza ha realmente a cuore il destino della società?
La festa è finita e i giochi sono scoperti. Il mondo è sicuramente la “chiavica “ che è, ma almeno evitate di “impartirci la comunione”.

E poi suvvia, presidente, almeno i “moralizzatori” scegliamoli tutti credibili, e non solo alcuni...e tra l'altro sarebbe ora che lei ricominciasse a ben allevare, come ha fatto in passato, perché nello sport , come nella vita, i successi si dimenticano facilmente e la gloria si offusca e non basta portare al successo, a volte anche in maniera discutibile, solo ed unicamente i cani degli altri. Ormai sarà passato un lustro? La nostra società è piena di “mecenati bulimici” che acquistano cani per poi comprare tutto, e purtroppo tutti, pur di imporli indipendentemente dal loro valore. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: la platea planetaria è piena di “randagi” blasonati col titolo di auslese che cercano casa nel mondo e che non riescono a trovarla. Sempre che in giro non ci sia qualche “pirla”. E me ne guarderei bene dal dire che l’allevamento mondiale si basa su nostri ceppi. Ci conviene? Un tempo….mamma mia che nostalgia, all’ingresso di un auslese tedesco, tremavano gli stadi e l’aria si riempiva di quel profumo inebriante che solo l’aura magica del talento riusciva a trasmettere. Oggi ti ritrovi sotto il gazebo un sieger e lo scambi per un cane dimenticato dagli organizzatori. Comunque, io sono qua e chiunque abbia voglia di far la rivoluzione, come più volte “gridato” su facebook o telefonicamente o a bordo ring o sbandierato in ogni parte del mondo, o ”paccheggiando” le nostre spalle, passi da casa mia. Nel frattempo, la crisi farà il resto, perché...
”a du’ nun c’e misura se minte sula”…dove non c’e’ misura si mette da sola.

Tenetevi forte e buona fortuna a tutti.

 

Oronzo Giangreco, 24 aprile 2012

 

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