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SAS GIOVANI . Rubrica dedicata ai giovani appassionati del pastore tedesco.

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Chi sono i soci Juniores SAS?

I più piccoli sono, giocoforza, figli di soci SAS, che siano essi allevatori, addestratori, semplici appassionati. I più grandi a volte sono degli appassionati che hanno lottato con fatica per avere il loro primo cane, qualche volta pagandolo con i propri risparmi, qualche volta litigando con la famiglia per poter fare la loro prima cucciolata o partecipare alle loro prime prove. Sì, perchè se chi vive con te non ama i cani (o li ama ma non comprende le cinofollie dell'appassionato di razza) le cose si fanno terribilmente complicate. I ragazzi appassionati spesso devono ingaggiare vere e proprie lotte con le loro famiglie, guardando con malcelata invidia ai coetanei figli di allevatori o addestratori, che spesso accompagnano, magari un po' svogliati, i loro genitori. I ragazzini cresciuti a pane e pastore tedesco invece, varcata la soglia della pubertà, se non perdono la passione, se non litigano con il padre allevatore-addestratore, se non si allontanano perchè schifati dall'ambiente e dallo scarso rispetto riservato ai cani, spesso devono fare i conti con fidanzatine/i a cui dei cani non importa nulla e reggere l'urto delle liti per i sabato sera passati in viaggio per recarsi alla gara, per le levatacce al mattino per una pista, per la rinuncia al mare perchè "non si può mancare alla Siegerschau anche se la fanno a fine agosto". Una soluzione, che potrebbe essere quella di trovarsi il fidanzatino/a nell'ambiente dei cani è resa improba dai numeri esigui.

Sì, perchè, contrariamente a quanto accade in Germania (dove comunque ci battono in cultura cinofila altro che 4 a 3 ) in Italia i soci Juniores sono davvero pochini. 150 in tutto, compresi i bambini piccoli. Del resto, in Germania si vedono genitori correre a fare la tessera SV al figlio appena nato con l'orgoglio di appartenere all'associazione, in Italia ho visto invece (molto spesso) figli di soci SAS (talvolta anche con cariche istituzionali) che, pur partecipando alla vita sociale, la tessera non l'avevano mai fatta. Per ricevere la rivista e fare vita di sezione quella del babbo bastava....già...è più facile, in SAS, che vengano tesserati zie, nonne, lontani cugini, operai ed impiegati della propria azienda, colf e badanti, piuttosto che i ragazzini soci attivi, almeno sino a che non raggiungono il diciottesimo anno di età. Da quel momento, potendo, al pari di zie, nonne, lontani cugini, operai, impiegati, colf e badanti, votare, allora ci si ricorda della loro esistenza. Il nodo è sostanzialmente quello.

Il settore giovanile non ha una resa immediata. Anzi, la crescita culturale dei ragazzi, la loro formazione ed educazione cinofila, li renderebbe degli appassionati consapevoli, in grado di comprendere, di valutare e criticare a ragion veduta, così come di distinguere quando è il cane ad arrivare al risultato e quando è il risultato ad arrivare al cane-, soci che, leggendo ed imparando lo standard, confrontandosi con le tecniche di allevamento e di addestramento, potrebbero chiedere conto, ai loro insegnanti, della disparità esistente tra la teoria dei loro insegnamenti e la pratica. Magari questo giovani preparati e consapevoli potrebbero diventare, un domani, allevatori, addestratori, figuranti, giudici, dirigenti SAS. Cui prodest?

Meglio fornire loro modelli, crescerli nel culto dei “grandi” che hanno fatto risultati, tenerli lontani dalle innovazioni in materia di addestramento. Oggi i ragazzi non si possono più tenere all'oscuro, perchè la mole di informazioni a cui hanno accesso, soprattutto tramite internet, è incredibile. E così sui vari social network ci sono ragazzi che, tra gli “amici” possono annoverare Margit van Dorssen piuttosto che Michaela Knoche. Ma quando arrivano, ormai grandicelli, a quelle informazioni, lo fanno già con i loro bei preconcetti, le loro convenzioni, gli schemi prefissati. Se sono appassionati del settore lavoro hanno idea che, per andare a podio, non si possa prescindere dall'utilizzo di certi sistemi, che il cane “ti freghi” se lo lasci troppo fare, che la vita in box e il condizionamento siano necessari per poter imprimere disciplina, che i grandi conduttori da guardare come esempio siano quelli che vanno a podio, anche se massacrano il cane a colpi di shecker. Se sono appassionati del settore esposizioni sanno che per vincere occorre conoscere le vie giuste, che il cane per fare risultato deve essere affidato all'esperto con il giusto “aggancio”, che si possano truccare le prove di lavoro (quando non anche le lastre) perchè tanto “così fan tutti”, che per far stare il cane con la testa alta gli si possa anche mettere un collare con un chiodo nascosto, che se il cane non cammina o non ha una massa muscolare evidente lo si possa aiutare con eccitanti, antidepressivi e steroidi.

Magari loro, in entrambi i settori, non fanno certe cose e non le farebbero mai, ma sono abbastanza “contaminati” dall'ambiente per non stupirsi, non indignarsi, non denunciare. Esattamente come gli adulti.

E come gli adulti hanno la convinzione che, per occuparsi di pastore tedesco, conoscere a menadito la morfologia , gli impulsi caratteriali, i regolamenti, le linee di sangue, abbia di gran lunga meno importanza che l' avere il cane vincente da poter presentare, l'aggancio con il giudice giusto, la possibilità di entrare alla corte del grande addestratore-figurante.

Non sono tutti così, per fortuna, ma l'ambiente non li aiuta a non esserlo. E la società gli aiuta poco a crescere e a conoscere.